Palazzo Oddo o dell’Arpa – Seguendo il percorso della Via Grande ci si imbatte in un doppio arco “trionfale”, sovrastato da tre eleganti balconi. I due archi sono separati da un portale che a sua volta sopporta uno spaccato quadrangolare delimitato da una cornice sbalzata. Entro questa cornice nel 1938 fu collocata dai fascismo locale, secondo le disposizioni di quello nazionale, la lapide contro le sanzioni antifasciste con enfatiche righe che esaltavano la politica autarchica del Duce. Al suo posto oggi è un orologio, dono di Francesco Riggio, illustre direttore di orchestra in terra di America dove emigrò in giovanissima età.
Il Palazzo di fattura secentesca fu costruito, sull’impianto della Porta da cui si accedeva alla città-fortezza di Zabut, dalla famiglia Oddo e ceduta successivamente ai Giurati del tempo perché fosse sede della municipalità. Restaurato internamente sul finire degli anni ’60, ospita oggi l’Amministrazione attiva, il Consiglio municipale e gli uffici amministrativi.
Nel Palazzo comunale si conservano opere di arte moderna di artisti contemporanei. Ricordiamo le opere degli illustri concittadini: Gianbecchina, autore di un affresco dal tema drammatico: “Il terremoto del 1968”; Nino Maggio, autore di una scultura lignea; Nino Ciaccio, autore di opere che riproducono luoghi architettonici di Sambuca scomparsa; ed altri come Francesco Marino: “Emigranti”; Andrea Carisi: “Mafia”; Ignazio Navarro, Vincenzo Sciamé.
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